L’esperienza di una visita al Parco dei Mostri di Bomarzo mi ha prestato “l’assist” ad una riflessione che collega il sacro al mostruoso.
La primavera porta con sé le gite fuori porta, così abbiamo portato i bambini a visitare il Parco dei Mostri di Bomarzo. In realtà poi, si chiama Bosco Sacro, però è più conosciuto come “Parco dei Mostri”, tanto che le ricerche su Google sono più numerose per questa denominazione. Questa assonanza mi ha fatto ricordare il concetto di “numinoso” spesso utilizzato da Jung e coniato da Rudolf Otto nel suo volume del 1917 intitolato “Il sacro. sull’irrazionale nell’idea del divino e il suo rapporto con il razionale”.
La costruzione di questo parco in provincia di Viterbo non è assolutamente recente, anzi risale al XVI° secolo su idea del principe Pier Francesco Orsini. Esso rappresenta un percorso simbolico che trae spunto da figure mitologiche e da processi alchemici. Potremmo dire che si tratta di un vero e proprio percorso relativo a degli archetipi.
Il bosco
Per noi europei il bosco rappresenta un simbolo di interiorità, raccoglimento, iniziazione e trasformazione. Ha la stessa valenza simbolica del viaggio nel deserto per le popolazioni semitiche. È lì che si incontra il male, Gesù vi affronta le tentazioni del diavolo e Sant’Antonio Abate vi si ritira per vent’anni divenendone un’abitante.
Tornando al bosco, o selva, è da questo che Dante trova l’ingresso per gli inferi. Infatti, l’opera più iconica del Bosco Sacro di Bomarzo è l’Orco, un’enorme volto mostruoso con la bocca spalancata che invita i visitatori ad entrarvi e a immortalarsi con un foto davanti ad essa. È nei boschi che avvenivano i riti dionisiaci con la loro valenza “sacrilega”. In mitologia nel bosco avvenne lo smembramento di Atteone per volere di Artemide, vista nuda mentre faceva il bagno in una fonte.
Quindi il bosco è un luogo psicologico dove avviene un confronto con una realtà che è senza veli, una realtà che può essere sublime e mostruosa al tempo stesso. Ed è qui che inizia il viaggio voluto a suo tempo dal principe Farnese.
Il percorso
Nel Sacro Bosco di Bomarzo possiamo vedere in azione proprio queste immagini. Se prendiamo il percorso vediamo come inizi con dei moniti delle sfingi che ci invitano ad accogliere con meraviglia le figure che si presenteranno. La prima è Proteo che ci riporta ad una fonte d’acqua, alla sua multiformità e alla vita che ne scaturisce. Il percorso procede verso il basso come il voler approfondire.
Qui si presenta la statua imponente di Ercole, come a significare che per fronteggiare certe immagini occorre la sua forza per non soccombere (ricordiamoci di Atteone), ma al contempo le stesse hanno la forza di spezzarci. Ancora siamo nel dominio dell’acqua con le fontane, Pegaso, la Tartaruga, l’Orca e così via. Poi ci si rivolge verso la terra con statue di Pan e inizia l’ascesa.
Poi ci si rivolge verso la terra con statue di Pan e inizia l’ascesa.
Questa avviene attraverso al Casa Pendente che lascia una sensazione di ebrezza, da far girare la testa. È un momento dionisiaco preannunciato dal Teatro. Per Hegel, il momento in cui lo spirito (intelletto) riconosce sé stesso grazie all’astrazione e comprende la verità come essenza indivisibile che tiene in sé affermazione e negazione (l’essenza indivisibile della natura) comporta una sensazione di ebbrezza. In questo percorso la negatività (l’invisibile) è ciò che sta dietro alle forme, il numen dentro le installazioni.
Dopo l’ebbrezza della risalita, dell’astrazione, si arriva nel punto dove troneggia la bocca dell’Orco, il mostro per eccellenza del parco. La sua bocca che si spalanca con scritto “ogni pensiero vola” sembra ricordarci un’immagine del Caos. Questo non è come crediamo noi sinonimo di massa confusa. Stando alla sua etimologia xάος significata “apertura”, “abisso” e porta con sé la valenza di un vuoto che attrae. Nella Teogonia di Esiodo Chaos è un essere che ha questa funzione. È la creatura che genera Erebo (le tenebre) e Nix (la notte) e si contrappone Gea, la madre terra, la materia delle forme concrete. Questa figura posta dopo l’ebbrezza della risalita.
Ma non è solo c’è un Drago e la manifestazione della guerra rappresentata dall’Elefante con la torre. Siamo nel pieno dell’elemento Terra infatti si presenta la statua di Cerere e poi il dio Nettuno, che è anche la divinità dei terremoti. Riprende il percorso di elevazione e si ritrovano altre fiere come Orsi, Leoni, Furie ed Echidne. Interessante è il simbolo della Pigna che rappresenta il fuoco vitale per eccellenza, essa racchiude in sé molti semi che si spandono grazie alla facile infiammabilità.
Si attraversa il giardino e ci ritroviamo vicino alla coppia Proserpina e Cerbero, regina e guardiano degli inferi per poi terminare il proprio percorso di elevazione nel Tempio e nel giardino finale che rappresentano la parte più alta del percorso. Quest’ultimo simbolo è una delle immagini di equilibrio per eccellenza dove si incontrano “microcosmo” e “macrocosmo”, dove vi è armonia tra mondo interiore e eventi esteriori.
Cosa è il numinoso?
Rudolf Otto agli inizi del ‘900 scrisse un volume intitolato il “sacro” dove analizza dettagliatamente la matrice alla base della religioni. Matrice che non deriva né dalla superstizione, né dalla ricerca di spiegazioni su fatti naturali, né dalla consolazione di dover rappresentare qualcosa di immortale in risposta alla nostra mortalità.
Egli individua un sentimento fondamentale sul quale si basa ogni esperienza religiosa e lo definisce con il termine di “numinoso”. Questo è un sentimento che è qualcosa di più del rapporto con l’irrazionale. Ad esempio secondo alcuni punti di vista ciò che è irrazionale lo è perché ancora non ha trovato una spiegazione con la ragione.
Il sentimento del numinoso è più comune di quanto si pensi e probabilmente, in determinati momenti, ognuno di noi ne ha fatto esperienza. Riguarda il trovarsi di fronte qualcosa di maestoso, sublime che grazie alla propria magnificenza tende a diffondere la nostra identità. Questa diffusione dell’identità è fornita da un’intima consapevolezza di essere impotente di fronte alla potenza del “numinoso” o dell’universo intero. Il sentimento del numinoso, e quindi la presenza del sacro, si esprime pertanto ogni qualvolta ci troviamo di fronte a qualcosa di misterioso che ci sovrasta.
Un esempio personale che credo non sia dissimile da quello provato da molte persone, ma anche dai nostri antenati. Nelle notti d’estate quando il cielo è limpido è possibile alzare lo sguardo e vedere nitidamente il cielo stellato. Ecco questo è quello che a me fa sentire il sentimento del numinoso, mi perdo nel fissare il firmamento. Io mi ritrovo nel sentire la maestosità e il sublime che è in questa visione, ma pensiamo ai nostri antenati privi di nozioni (e forse anche di un Io come lo intendiamo oggi) potevano sentirsi.
R. Otto parla di questo:
“è il sentimento di essere una creatura, il sentimento di una creature che naufraga nella propria nullità, che scompare al cospetto di ciò che la sovrasta” (p. 24).
Questo sentimento deriva dal sentire la presenza di qualcosa di altro, il numen, da cui numinoso. Il numen, nella religione romana arcaica, è una potenza invisibile che sta dentro la natura. Questa sua inafferrabilità e invisibilità è in rapporto con il noumeno kantiano e noi sappiamo che gli “archetipi in sé” (come potenzialità rappresentative degli archetipi) sono assimilabili a questo concetto filosofico. Essi infatti sono pensabili ma non conoscibili direttamente.
Da questa sensazione che emerge l’idea di sacralità, di qualcosa di intangibile, che va oltre la percezione sensibile e che in qualche modo va protetta e onorata. Non si spiegherebbe altrimenti la devozione necessaria per costruire le opere megalitiche nell’epoca preistorica. La medesima spinta trascendentale che permea le costruzioni sacre di qualsiasi religione e che raggiunge il suo culmine nella costruzione delle cattedrali gotiche.
Questo sentimento religioso che appare desacralizzato, emerge anche nelle celebrazioni della nuova religione, il capitalismo, con la costruzione dei grattacieli, ma anche di “eco-mostri”.
Ma che c’entrano i mostri con il sacro?
Anche qui seguiamo le tesi di Otto, infatti una delle manifestazioni del sentimento numinoso è data da ciò che è terrificante, orrendo, in altre parole “mostruoso”.
Infatti, la parola “mostro” deriva dal latino monstrum, che a sua volta deriva dal verbo monere, che significa “avvertire”, “mostrare” o “avvertire di qualcosa di pericoloso o insolito”. Il termine monstrum veniva utilizzato per riferirsi a segni o presagi divini, che spesso erano interpretati come segni di disapprovazione degli dei o come indicatori di eventi futuri, spesso negativi. Nel corso del tempo, il significato di “mostro” si è evoluto per includere creature mitologiche, leggendarie o immaginarie, spesso associate a una certa dose di terrore o stranezza.
Pertanto, se guardiamo alla rete di significati da cui deriva mostro abbiamo anche qui a che fare con qualcosa dalla portata sovrumana o ad un messaggio proveniente da una realtà invisibile.
Il numinoso in Jung
Jung nella sua descrizione degli archetipi utilizza più volte il termine “numinoso”. Egli se ne serve per sottolineare l’autonomia che le immagini archetipiche, parimenti agli istinti biologici, hanno dall’Io. La religione con i suoi riti e la mitologia non sarebbero altro che l’espressione o la narrazione di queste immagini che si impongono e dal quale scaturisce tutta la creatività umana.
Non c’è bisogno di andare lontano, basta vedere i bambini che disegnano o manipolano qualcosa. Lo fanno con naturalezza e sentendone un impellente bisogno tanto che sono talmente assorti dall’immagine da rappresentare che la devono terminare per forza. La pena altrimenti sarà una forte angoscia.
A livello clinico, vediamo come l’ansia o i conflitti nevrotici coinvolgono di solito l’individuo in rapporto a qualche idea prestazionale o relativa al dover essere. D’altro canto nelle forme di psicosi, più o meno gravi, si impongono immagini molto più arcaiche che si impossessano della coscienza. Si presentano nei sogni spesso strani mostri, posti lugubri, disgregazioni, smembramenti, ecc. Queste immagini rischiano di inglobare la coscienza così che ci può essere l’immagine della morte che porta verso la depressione. La gelosia che porta verso il delirio relativo o la paura che si impone come paranoia. Qualcosa di numinoso avviene anche nell’attacco di panico, dove è l’immagine del corpo, la sua incarnazione a prendere il sopravvento sulla volontà dell’individuo e a farne sentire tutta la pesantezza.
Nei sogni di bambini sono spesso presenti figure mostruose, portentose nelle forme molto vicini agli archetipi. È probabilmente dovuto al fatto che i nostri figli hanno ancora poca esperienza del mondo e l’esperienza e l’educazione servono a mediare gli archetipi. Senza di queste essi si presentano nella loro valenza numinosa e come abbiamo visto uno dei suoi attributi è il terrificante, il mostruoso.
Per concludere
Percorrere il Bosco Sacro ci avvicina al sentimento “numinoso” e al “mistero”. Ci apre verso la comprensione del fatto che ci sono aspetti che fanno parte della nostra natura (ma anche della natura in generale) che a noi risultano incomprensibili e misteriosi. Riprendo Otto che afferma:
“dal punto di vista concettuale, mysterium non indica altro che il nascosto, il non manifesto, ciò che non è intuito e non è compreso, lo straordinario e l’inconsueto, senza alcuna specificazione qualitativa. È però così significato qualche cosa di intensamente positivo. Tale contenuto positivo è vissuto unicamente nel sentimento e questo sentimento noi possiamo, mediante la discussione, contribuire a chiarire, nella misura in cui noi lo facciamo risuonare ” (p. 28).
Ecco, infine, l’ammonimento delle sfingi:
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[riferendosi al numinoso] "Là dove comincia la sfera dei complessi finisce la libertà dell’Io, perché i complessi sono forze psichiche la cui natura più profonda non è ancora stata messa in luce".
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