Jung e l'Ombra. Un "perturbante" incontro.
L'ombra, secondo Jung, è composta da quegli aspetti della personalità considerati negativi che non vengono riconosciuti o accettati.
Seguendo la Psicologia Analitica di Jung, la psiche viene scomposta in 3 livelli – Coscienza, Inconscio personale e Inconscio collettivo. A grandi linee la nozione di inconscio personale coincide con quella di sistema inconscio proposta da Freud nella “prima topica”, nella quale la psiche è suddivisa sistema conscio, preconscio, inconscio. In questo breve articolo descriveremo l’incontro con l’Ombra descritto da Jung e la tipica sensazione che trasmette.
L’inconscio personale è il frutto del processo di rimozione delle esperienze che non si possono connettere con l’Io o perché dotate di scarsa significatività per questi (si parla di rimozione primaria) o perché ritenute “penose” o inaccettabili (in questo caso si può parlare di rimozione secondaria). Si considera poi che il processo di rimozione avviene sempre senza il coinvolgimento attivo della coscienza, possiamo affermare che sia un automatismo psicologico.
Tuttavia, l’affettività presente nell’esperienze rimosse si lega ad immaginari affini, i quali possono acquisire una maggior carica affettiva così da attivarsi autonomamente secondo alcune circostanze. In questo caso si parla di “complessi” come immaginari a forte tonalità affettiva. Il famoso “Complesso di Edipo” è uno di questi, per cui, stando alla sua prima formulazione, nello sviluppo psicosessuale del bambino l’aggressività nei confronti del padre, che rappresenta il limite al desiderio (per la madre), va a formare un nucleo affettivo rimosso che si attiva in vario modo, ad esempio nel cosiddetto transfert analitico.
Questo, ed altri contenuti rimossi andranno a formare quell’aspetto funzionale della psiche che Jung denominò Ombra e che rappresenta tutto ciò che diviene inaccettabile secondo l’educazione ricevuta. Tuttavia, se rimaniamo ancorati a ciò non emergerebbero sostanziali differenze tra il contributo di Freud e quello di Jung, che definisce così l’Ombra:
“Con il termine Ombra intendo il lato “negativo” della personalità, e precisamente la somma delle caratteristiche nascoste, sfavorevoli, delle funzioni sviluppatesi in maniera incompleta e dei contenuti dell’inconscio personale.”
Infatti, quest’ultimo problematizza ancor di più la questione in quanto l’Ombra non è riferibile ad una porzione della psiche, ma riguarda di volta in volta i rapporti tra determinati immaginari e il punto di vista cosciente, rapporto che varia in funzione della storia e dell’ambiente e che si fonda su basi archetipiche. Quindi nel riferirsi all’Ombra occorre veicolare delle distinzioni.
Jung e l'Ombra: l'archetipo
Gli archetipi sono modalità innate secondo le quali si possono formare le nostre rappresentazioni e quindi le cognizioni, le emozioni e i comportamenti a queste associate. Se applichiamo un’ottica evoluzionista l’Ombra è un archetipo che si è formato mediante la selezione naturale ed ha una funzione di flessibilità adattiva.
Potremmo definirlo come l’archetipo devoluto alla formazione delle immagini corrispondenti a ciò che è appartenente alla nostra specie (pulsioni primitive e/o distruttive) ma inaccettabili per le norme collettive. In un certo qual senso attraverso l’Ombra prende forma il problema etico del “male” in contrapposizione al “bene” nella convivenza umana, basti pensare alla vicenda biblica di Caino e Abele presente nella Genesi.
La funzione dell’archetipo dell’Ombra è pertanto quella di permettere di contrapporre una polarità negativa a quegli immaginari eticamente accettabili, i quali devono avere tale controparte affinché possano emergere. Ad esempio, basta prendere la presenza degli antagonisti (sempre malvagi) nelle storie, questi in primo luogo esistono proprio per contrapporsi al protagonista, ma gli permettono anche di superare delle prove così da pervenire al lieto fine e al trionfo del valore positivo di cui è portatore.
Nella vita quotidiana ci confrontiamo perennemente con il problema del “male” o del “diverso”, tuttavia questo è un confronto che riguarda gli altri ed è esorcizzato tramite i riferimenti presenti nella cosiddetta “cronaca nera” o nella formazione di capri espiatori. In questo caso riusciamo a prendere contatto con questa dimensione archetipica attraverso il ricorso all’attribuzione delle sue qualità orrorifiche alle azioni compiute dal “mostro” di turno.
Jung e l'Ombra: l'immagine archetipica
L’archetipo è una struttura che permette il rapporto tra coscienza e inconscio mediante la formazione di immagini secondo modalità piuttosto costanti tra soggetti e tra culture diverse. L’immagine archetipica è la manifestazione dell’archetipo, il quale di per sé è una pura supposizione. Invece, l’immagine archetipica è il prodotto del lavoro dell’immaginazione che deve pervenire ad una modalità percettiva conforme a ciò che è attivo nell’individuo (processi biologici, emozioni, desideri, fasi di sviluppo, ecc.) in un dato momento (per sapere di più su immagini e immaginazione clicca qui).
Per comprendere meglio questa relazione è possibile un paragone con un qualsiasi organo del corpo, il cuore ad esempio. La sua forma, la manifestazione somatica, risponde alla necessità che nel corpo ci sia una spinta idraulica che trasporti il sangue, con le sue sostanze nutritive, dal sistema respiratorio al sistema circolatorio e viceversa. L’esperienza che ne facciamo è però un’altra, noi sentiamo il battito del cuore e le sensazioni ad esso associate, le quali sono una manifestazione della funzione cardiaca. In questo caso è semplice constatare empiricamente la relazione tra la funzione del cuore (nella nostra metafora l’archetipo) e il battito come sua manifestazione (nella nostra metafora l’immagine archetipica).
Pertanto, noi facciamo esperienza di un’immagine per mezzo della quale un archetipo si può manifestare, ma non dell’archetipo in sé, e questo avviene attraverso i nostri sogni, nelle attività dell’immaginazione e nei nostri comportamenti.
Tornando all’Ombra, per Jung essa raffigura tutti quei contenuti rimossi o repressi, i quali vanno a formare una vera e propria alterità interna che trova una rappresentazione nei sogni in personaggi considerati sgradevoli al sognatore. È come se tutta la sua molteplicità possa trovare un nucleo in un personaggio autonomo a suo modo coerente entro determinate dominanti.
È l’Ombra, come archetipo, che permette la manifestazione di questi elementi interni in un immagine archetipica di un personaggio spesso dello stesso sesso del sognatore portatore di “inferiorità morale”.
Jung e l'Ombra: la parte inferiore della personalità
Come è stato accennato sopra la coscienza è frutto di un lungo processo di educazione e cernita in modo tale che siano selezionati quegli immaginari, quelle cognizioni e quei comportamenti che maggiormente risultino utili all’adattamento ambientale. Piano piano che la maturazione dell’Io prosegue, al meccanismo della rimozione se ne aggiungono altri come la repressione, per cui la soggettività in modo più attivo inibisce immaginari, cognizioni pulsioni poco conformi con le proprie convinzioni o la propria educazione.
Tuttavia, occorre considerare che adattamento non significa solamente qualcosa di buono. Facciamo un esempio riferito alla tipologia, un bambino particolarmente dotato di intuito può crescere in una famiglia dove conta maggiormente l’operare in situazioni concrete rispondendo al bisogno di risolvere questioni pratiche (funzione sensazione estroversa). L’infanzia potrà essere corredata dal sentimento di inadeguatezza ogni volta che viene fatto ricorso alle proprie intuizioni; invece ogni volta che il comportamento si è conformato al modello ambientale ne è stato riconosciuto il valore. In modo più spicciolo è un po’ come vietare ad un mancino di utilizzare la mano sinistra, egli si adeguerà ma difficilmente potrà raggiungere un livello ottimale di naturalezza e agio.
Il bambino del nostro esempio di prima si vedrà costretto a dover sviluppare, forse con più fatica, modalità di esperienza e di azione conformi a quanto ritenuto consono nel suo ambiente inibendo le proprie doti intuitive. Una volta adulto queste caratteristiche naturali, tuttavia, potrebbero ritornare in momenti di stress come prefigurazioni catastrofiche sul futuro, superstizione e così via. Questo perché questa facoltà utile per fare previsioni immediate (intuitive appunto) risulta presente, “chiede” di essere utilizzata, ma non c’è stato affinamento nello sviluppo in quanto non è stato “premiato” il suo utilizzo.
E’ questo ciò che si intende come parte “inferiore” della personalità, come parte rimasta poco sviluppata ancorata ad un livello infantile o al di sotto delle possibilità naturali. Una parte che di solito ci fa percepire una certa di invidia nei confronti di coloro che sono riusciti a svilupparla, per cui questo sentimento delle volte può essere un ponte per le proprie parti “Ombra”. In aggiunta, quotidianamente avviene che proviamo anche una forte antipatia nei confronti di qualcuno e non ne conosciamo il motivo, anche in questo caso è l’Ombra, che si proietta sull’altro, a farci provare questo sentimento. Invidia e antipatia sono modi di entrare in contatto con la propria Ombra, con le parti di sé inespresse.
L’incontro con l’Ombra
Adesso è possibile tirare alcune somme, la prima è che il problema del “male” è un qualcosa che riguarda ciascuno di noi e necessita che ognuno vi si rapporti. Tuttavia, l’ombra comporta anche l’aver a che fare con la primitività, l’inferiorità, il sottosviluppo, l’inadeguatezza, la potenzialità inespressa e così via. Tutti aspetti concernenti gli aspetti psichici individuali non emersi o rimossi durante il percorso di individuazione che di per sé non sono un “male universale”.
Quando l’individuo si trova ad incontrare questi aspetti sente in sé un particolare sentimento a cui Freud attribuisce il nome di “perturbante” (unheimlich). Questo sentimento lo sperimentiamo di solito quando siamo di fronte a rappresentazioni come i film, le serie tv, la letteratura ad esempio. Può anche essere vissuto anche in quelle “antipatie a pelle” che come accennato prima sono il frutto della proiezione della nostra ombra.
Ogni sentimento che rientra nella categoria del “perturbante” è in qualche modo angoscioso e viene generato non dall’incontro con l’estraneità del male o dell’orrore, ma dall’approccio a qualcosa che è nello stesso tempo sia familiare che estraneo a sé, qualcosa che nonostante debba stare nascosto in qualche modo si palesa. Così scrive Freud:
“L’elemento angoscioso è qualcosa di rimosso che ritorna. Questo tipo di cose costituirebbe appunto il perturbante […]; infatti questo elemento perturbante non è in realtà niente di nuovo o estraneo, ma è invece un che di familiare alla vita psichica fin dai tempi antichissimi e a essa estraniatosi soltanto a causa della rimozione”.
In particolare ci troviamo di fronte a qualcosa che ci perturba in situazioni in cui emergono emozioni, comportamenti o credenze primitive e che credevamo superate oppure immagini a forte tonalità affettiva che risultano in qualche modo autonome dalla nostra volontà. Questi aspetti accomunano questa nozione con quella di Ombra proposta da Jung negli stessi anni.
Infatti l’Ombra, sempre secondo Jung e la prospettiva junghiana, agisce nel nostro comportamento attraverso comportamenti che definiamo irrazionali, impulsivi e che operano al di fuori della nostra volontà, ad esempio in uno scatto d’ira. Abbiamo già accennato come inconsciamente essa si manifesti nelle proiezioni su altre persone, producendo di continuo incomprensioni o litigi. Quindi la nostra invidia o antipatia per qualcuno è un prezioso ponte per le immagini inconsce che non si sono espresse. L’Ombra emerge anche nelle nostre goffaggini o nelle “brutte figure” quasi che fosse un folletto o un trickster che ci mette lo zampino.
L’Ombra si incontra anche nei sogni e molto spesso è collegata a motivi specifici come una persona simile al sognatore ma con caratteristiche moralmente non accettabili o addirittura primitive. Un motivo tipico di manifestazione dell’Ombra nei sogni riguarda la presenza di un alter ego o un gemello del sognatore. Vi sono immagini che riportano in sé la valenza di inferiorità dell’Ombra in figure malate, deboli o fragili.
Ombra e infanzia
Sopra abbiamo accennato come, da Jung in poi, l’Ombra emerga piano piano come parte rimossa della personalità dell’individuo e l’incontro con questa abbia un carattere angoscioso, penoso o per meglio dire perturbante. Occorre notare che questo però è un dato empirico tratto dal lavoro con adulti che si riferiscono alla memoria delle proprie esperienze infantili secondo la problematica vissuta nel presente.
Nei bambini, quando ancora l’Ombra non può rappresentare il ricettacolo del rimosso e dell’inesprimibile, è presente molto spesso un amico immaginario che accompagna il fanciullo nell’elaborazione dei propri giochi e dei propri vissuti.
Studi nell’infanzia ci dicono che il bambino incontra la propria Ombra attraverso la creazione di un’immagine positiva e benefica di un “compagno immaginario”. Questi diviene un doppio di sé con cui condividere momenti di empatia assieme al proprio dialogo interno attraverso il processo di simbolizzazione. Tale processo serve a restituire al bambino una congrua immagine di sé nel processo di socializzazione, un po’ come avere un consigliere segreto.
L’Ombra in letteratura
All’inizio della psicoanalisi vi fu uno studio di Otto Rank sulla tematica del doppio in letteratura, per cui si nota come l’idea di Ombra, di rimosso e di perturbante elaborate dalla psicologia del profondo si ritrovino nei prodotti letterari della cultura umana. Anche l’idea di Ombra promossa da Jung si basa su considerazioni simili.
Già nel III° millennio a.C., con “L’epopea di Gilgameš”, il primo poema di cui si ha traccia, ci si imbatte nella tematica dell’ombra e del “doppio” con la presenza di un alter ego del re di Uruk. Un personaggio di pari forza ma con caratteristiche primitive e che nel corso della vicenda diverrà un inseparabile compagno. Invece con l’avvento del romanticismo si impone nella scena un genere letterario che ha come figura centrale nella trama proprio l’alter ego. Si va dai famosi “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde” di Stevenson e “Il ritratto di Dorian Gray” di Wilde per passare da “Il sosia” di Dostoevskij al “Compagno Segreto” di Conrad o “Benito Cereno” di Melville. Più recente è il romanzo “L’uomo duplicato” di Saramago dal quale è tratto il film “Enemy” di D. Villeneuve.
L’Ombra e il problema dell’etica
Come abbiamo visto quando si parla di Ombra, secondo Jung, si fa riferimento ad un fenomeno multiforme inerente alla vita psichica individuale e collettiva. Non può esistere solo un’ombra per ogni individuo, ma una fenomenologia dell’Ombra in quanto ogni elemento che arriva a coscienza è variabile e con una base archetipica.
Ad esempio, prendendo a prestito le immagini archetipiche dei miti, uno stile di coscienza associato alla psicologia di Atena può essere volto ad affinare le qualità intellettuali ed eroiche dell’individuo, ma proietta come ombra una forte ambivalenza con le proprie qualità femminili come l’accoglienza e la ricettività (miti di Aracne e dell’uccisione di Pallade).
L’ombra come fenomeno quotidiano è la figura proiettata da un corpo sottoposto ad una fonte luminosa. Nella psicologia archetipica essa quindi risulta essere un’idea immaginale che permette di comprendere poeticamente e metaforicamente i processi psicologici in funzione del loro rapporto di esclusione dal punto di vista cosciente. Infatti, abbiamo visto che è un’idea che permette di immaginare il funzionamento di meccanismi di difesa come rimozione, repressione e negazione.
Come concetto l’Ombra è un qualcosa di ontologico, ineliminabile dall’esistenza, perché mette di fronte l’individuo all’incertezza e al contrasto tra noto e ignoto, dinamica presente ogniqualvolta ci si pone di fronte ad una decisione. Quindi, questa idea archetipica ha una funzione importante nel percorso di individuazione del soggetto. Infatti, l’adesione alle norme o ai valori tradizionali senza un confronto etico è spesso il risultato di inerzia e passività. Un seguire la massa o le mode a fronte di un risparmio di energie coscienti.
Il riaffiorare dell’Ombra descritto da Jung implica un confronto con la propria parte non “addomesticata” e forse mai addomesticabile. Questo incontro richiama sentimenti che perturbano l’individuo per smuoverlo dall’inerzia di un punto di vista cosciente, così da permettergli di elaborare intimamente ciò che effettivamente gli appartiene e ciò che è frutto dell’adeguamento inerziale. Il risultato auspicato è una percezione di sé maggiormente equilibrata e forse la nascita di un’autentica etica individuale.
Per concludere
Il confronto con le parti “ombra” dei propri immaginari emerge spesso nella psicoterapia o nel processo di analisi interiore, ed è il momento forse più delicato. Infatti, i primi immaginari con i quali ci confrontiamo sono proprio quelle parti rimosse che fanno paura all’individuo, primo perché non note, secondo perché angoscianti.
Questo avviene, tuttavia, anche senza richiamare alla mente ricordi infantili, basta pensare ad esempio ad un individuo che si descrive come una persona competente, puntuale e così via. Dal raggio d’azione degli immaginari coscienti si propaga subito l’ombra dell’incompetenza e dell’approssimazione, pertanto nel caso in questione si prospetta l’opportunità di analizzare proprio i vissuti collegati a questi immaginari, rimasti in ombra appunto.
Di fronte a questi stati d’animo negativi la prima tentazione naturale è l’evitamento, può succedere che si abbia la tentazione di abbandonare una psicoterapia da poco avviata e a volte avviene proprio questo. Non è detto che quest’ultima non sia una scelta giusta, in quanto vi può essere la cognizione di non essere pronti per confrontarsi con tali parti di sé. Pertanto, può essere più opportuno affrontare la propria sofferenza o inquietudine con approcci diversi. Conviene sicuramente parlarne apertamente con il proprio psicoterapeuta e condividerne la decisione, anzi questo è già un comportamento etico di confronto con la propria Ombra.
Non occorre dimenticare che ogni percorso di crescita, di sviluppo o di trasformazione interiore non può esimersi da tale confronto, il quale può essere percepito come pericoloso e fallibile. Tuttavia affrontare in maniera eroica la propria Ombra è un modo per restaurare in modo rassicurante la propria persona, sicuramente non un progresso nel proprio processo di individuazione. Un riferimento cinematografico per tutti, ma soprattutto per i fan di Star Wars, è in questo video.
Il riuscire a riequilibrare i propri immaginari guida con l’ombra che proiettano è uno dei passaggi fondamentali per mezzo dei quali si perviene all’arricchimento interiore. È risaputo fin dalla “Epopea di Gilgameš” e ne abbiamo la prova con l’Odissea di Omero dove il nostro Ulisse riceverà istruzioni su come porre fine alle proprie peripezie proprio nella terra delle ombre, l’Ade. Concludiamo con Jung:
“L’incontro con sé stessi significa innanzitutto l’incontro con la propria Ombra. L’Ombra è, in verità, come una gola montana, una porta angusta la cui stretta non è risparmiata a chiunque discenda alla profonda sorgente”.
Se ti senti pronto a prendere atto delle tue parti ombra o sei curioso ti invito a visionare la pagina di contatti e a sostenere questo sito condividendone i contenuti nelle pagine social.
“Allora potremmo concludere così: si ha una sensazione perturbante quando una data impressione riporta a nuova vita complessi infantili rimossi, oppure quando credenze primitive e superate sembrano trovare nuova conferma.”
Jung e l'Ombra
Ecco i link dei testi consigliati:
Se vuoi essere ricontattatə, ti invito a compilare il seguente modulo