Che cosa sono i sogni? Come comprenderli a partire dalla psiche
Che cosa sono i sogni? Sono un modo in cui la psiche si esprime con sè stessa sotto forma di immagini
Per comprendere cosa sono i sogni occorre per prima cosa accettare il fatto che, per quanto ci sforziamo di interpretarli, analizzarli, spiegarli essi avranno sempre un fondo di mistero. Infatti, ogni spiegazione biologica ci lascia con l’amaro in bocca, viene persa una dimensione misteriosa e magica che sentiamo appartenente al sogno stesso. Almeno, a me fa questo effetto sentire parlare di strutture del cervello, neurotrasmettitori, ecc. Si perde tutto il sentimento, bello o brutto che sia, che sta dietro all’esperienza vissuta nel sogno. Pertanto, si intende proporre un punto di vista attinente al fenomeno “sogno”. Una prospettiva che lo tratti come un vero e proprio linguaggio, per quanto strano o arcaico, che ha bisogno di una sua traduzione.
Innanzitutto sappiamo che i sogni si presentano durante il sonno, nel quale sono escluse le stimolazioni esterne. Possiamo dire che sono uno stato in cui la psiche parla con sé stessa. Ne consegue che essa utilizza un linguaggio e che con questo essa riveli la propria “logica”, intesa come la propria disposizione naturale. Questo linguaggio è rappresentato da immagini , le quali si possono prestare ad essere tradotte dal sognatore in un racconto o un testo ad esempio. Questo ci porta anche a circoscrivere cosa si intende per “sogno”.
Uno tra i più grandi psicologi junghiani viventi, Wolfgang Giegerich, ci ricorda come il sogno in sé per sé è un fenomeno multiforme che richiede molte prospettive di analisi. E’ risaputo anche, grazie al punto di vista delle indagini neuroscientifiche, che tutti sogniamo più volte a notte senza però averne memoria. Tuttavia, la finalità è giungere ad una prospettiva autenticamente psicologica. Perciò occorre restringerne la definizione al ricordo delle immagini sognate che è presente nella coscienza. Quindi, stiamo parlando della testimonianza del sognatore, il quale ha il duplice ruolo di attore (nel sogno) e di testimone/osservatore. I greci, infatti, erano soliti affermare “ho visto un sogno”, anziché “ho fatto un sogno”.
I ricordi, tuttavia, svaniscono facilmente e interferiscono fra loro, pertanto vi è la necessità di fissarli il prima possibile per iscritto. Il lavoro sul sogno, ha come partenza il testo del sogno, il quale deve essere la testimonianza più fedele circa le immagini sognate.
Sogno come realtà autonoma
All’interno della psicologia analitica, James Hillman in Il sogno e il mondo infero, sostiene che i sogni sono una realtà a sé stante rispetto all’esperienza diurna. Quest’ultima, infatti, è costituita da fatti collegati mediante un pensiero lineare derivante dai principi della logica. Ciò (e lo abbiamo sperimentato tutti!) non avviene nella realtà onirica.
Inoltre, nel sogno si è immersi nell’esperienza vissuta senza possibilità altra, difficilmente si può provare il senso di una finzione, non è come stare a teatro o al cinema. È un’esperienza puramente soggettiva, quasi come quella consueta, ma senza rapporti con elementi concreti e obiettivi. Infatti, nel sogno non c’è nulla di esterno alla scena sognata e all’esperienza della stessa. Pertanto, Hillman ci dice che quando stiamo sognando entro nel mondo immaginale, ovvero quello delle essenze archetipiche, un regno puramente psichico.
Tali sono le motivazioni che rendono il sogno è la massima espressione dell’autonomia della psiche dalla coscienza e dalla realtà diurna. Esso è la psiche che presenta a sé stessa la propria “logica” mediante il mezzo che in questo stato di torpore sa più utilizzare, le immagini.
Il sogno come racconto, tuttavia è fuori dal sogno stesso, quest’ultimo nel momento in cui ci si sveglia svanisce. D’altro canto, il racconto del sogno non è neanche relativo alla realtà empirica. Esso è una traduzione in parole delle immagini oniriche della psiche. Ogni sua interpretazione deve acquisire il punto di vista della psiche , deve essere “psicologica” nel senso stretto del termine. Questo punto di osservazione prende inizio dall’accettare che nella psiche vige un pensiero analogico. In questa modalità non esiste il “principio di non contraddizione”, il “rapporto causa-effetto” o la “linearità del tempo”. Questa è la sua base poetica, ogni immagine è un simbolo, una metafora.
E’ come provare di raccontare un film visto al cinema, tuttavia anziché narrarlo dal punto di vista del protagonista dovremmo utilizzare lo prospettiva più ampia dello sceneggiatore. Questi infatti contiene in sé contemporaneamente tutti di vista dei personaggi, oltre che la trama e le scenografie.
Avvicinarsi al sogno entro questi termini, come un testo riferito ad immagini inserite in una loro propria logica, permette di trattarlo come una totalità a sé stante e proibisce di inserire ciò che non vi è. Il sogno è la sua stessa interpretazione. Pertanto, non vi è bisogno di ulteriori aggiunte, l’unica azione possibile è il cercare di entrare in contatto con la sua struttura logica. Le immagini che si presentano sono puramente autoreferenziali, sono espressione dell’autonomia della psiche stessa dal nostro atteggiamento cosciente. Quest’ultimo riguarda solo ciò che è congruo con l’immagine del sognatore.
Il sognatore come personaggio
Quindi, il sogno come fenomeno è un’apparizione, è la manifestazione essenziale della psiche in un dato momento che si presenta a sé stessa come autoespressione di immagini.
Ciò che si mostra nel sogno è indipendente dall’io del sognatore, il quale tuttavia ne è contenuto come una immagine in relazione strutturale con esso. Con relazione strutturale si può intendere che ogni cosa che fa il sognatore altera il sogno stesso nella sua struttura (avete presente Inception di Cristopher Nolan?). Invece, nella realtà empirica, è solo l’oggetto con cui si è in interazione a subire le modifiche e non l’intera struttura della realtà data dai vincoli delle leggi fisiche e delle norme culturali.
Affermare questo significa che ogni azione del sognatore influisce sulla realtà della scena, quindi le leggi della fisica non valgono nei sogni. Un altro esempio tratto dalla cinematografia ci rimanda alla saga di Matrix nella quale il protagonista, mano a mano che apprende a rapportarsi con il mondo simulato dalle macchine, riesce a modificarne gli elementi stessi.
I personaggi dei sogni
Il sogno è il modo che ha la psiche di pensare sé stessa espresso sotto forma di immagini. Proprio per questo ogni immagine del sogno, ogni personaggio appartiene alla categoria che manifesta, come direbbe Hillman, ogni immagine è un’ombra del mondo infero svuotata del proprio sangue, è un’essenza bidimensionale, una categoria pura. Così scrive Giegerich:
“Una conseguenza particolare di questa “natura concettuale” del sogno è che figure come un giudice, un poliziotto, un medico, un insegnante, a volte anche padre, madre sono ciò che il loro nome, il loro concetto, dice che sono. Nella realtà empirica questo è diverso. Un giudice può essere aperto alla corruzione, un medico un ciarlatano, un insegnante non molto intelligente o saggio. Il nome o il concetto e la vera natura possono divergere; più ancora di questo, ciò è il segno di una realtà alla quale non possono corrispondere mai completamente. Ma nei sogni corrispondono pienamente perché tali figure non sono persone empiriche, ma concetti incarnati o personificati. A meno che non sia specificamente dimostrato diversamente in un particolare sogno (un sogno potrebbe anche mostrare un poliziotto storto), il poliziotto è la vera voce della legge e l’incarnazione dell’ordine, l’insegnante è veramente l’insegnante, l’insegnante dell’anima o l’anima come insegnante, proprio come il medico è il medico dell’anima e ciò che dice deve essere fatto, o quello che fa è la vera cura (per quanto irragionevole possa sembrare all’io onirico). Tali figure soddisfano il loro concetto”.
Concludiamo con un esempio
Detto tutto questo è bene provare con un esempio pratico, ecco il seguente sogno:
“Sono in quella che è la mia nuova casa, è in un paese più a sud del mio. Mi trovo nel soggiorno e guardo fuori dalla finestra, tuttavia vedo solo una luce bianca”.
Per prima cosa abbiamo premesso che il sognatore è testimone/attore di una sceneggiatura elaborata dalla psiche. Quindi, occorre tenere in massima parte il punto di vista di questa, la quale rende manifesto il sentire un mutamento verso una modalità maggiormente “calda”, “mite” della propria espressione. È anche possibile affermare che questo cambiamento si presenta – come casa – già ben strutturato e accogliente per la prospettiva cosciente. Il sognatore quindi può iniziare a vedere fuori da questa zona di comfort. Tuttavia pur presentandosi tale possibilità, ancora non si mostra nulla fuori, si presenta un bianco iniziale.
Questo è un esempio di approccio al sogno che tenta di rimanere fedele al linguaggio con il quale si è espressa la psiche, tuttavia è bene precisare che non si limita a questo la psicoterapia. Infatti, in questa analisi poco ci ha importato chi è il sognatore, la sua età, le sue associazioni, in quanto il suo è un punto di vista entro la psiche. Tuttavia, questa è comunque la prospettiva che quotidianamente si sveglia, soffre e gioisce. Supportare tale prospettiva ad avere maggiore flessibilità diviene fondamentale entro un percorso di psicoterapia, mediate il quale il soggetto può prendersi intimamente cura di sé stesso.
Se sei curioso sull’analisi dei sogni e come questa avviene entro una psicoterapia puoi contattarmi qui , o anche a visionare questo video redatto dal dott. Riccardo Brignoli, docente dell’Istituto di Psicoterapia Atanor.
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“Lo sapete voi da dove provengono i sogni? […] I neuroni producono acetilcolina mediante la quale inviano impulsi al proencefalo, questi impulsi diventano immagini e le immagini diventano sogni, ma…nessuno sa perché scegliamo queste particolari immagini”
Cosa sono i sogni?
Ecco link dei testi di riferimento
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