Psicologo per la cura delle fobie. Da cosa fuggiamo davvero?
Psicologo per le fobie: affronta le tue paure con il supporto psicoterapeutico
Se stai cercando uno psicologo che si occupi delle fobie, probabilmente sei una persona che tiene al proprio benessere mentale. Infatti, la vita può essere complessa e, a volte, le fobie possono ostacolare il nostro benessere. Queste possono ridurre in modo considerevole la qualità della vita di una persona, limitandone le attività quotidiane e causando stress e ansia. Affrontare una fobia non è semplice ma è possibile con l’aiuto di uno psicoterapeuta esperto.
Cos'è una fobia e quando diviene un vero e proprio disturbo?
Una fobia è una paura intensa e irrazionale di un oggetto, di una situazione o di un’attivitĂ . Per irrazionale si intende il fatto che non è giustificata da una minaccia reale o non proporzionata rispetto al pericolo rappresentato dall’oggetto, l’essere vivente o dalla situazione temuta.
Essa diviene un vero e proprio disturbo quando questi sentimenti che portano ad un evitamento sistematico degli oggetti, esseri viventi o situazioni andando a compromettere in modo rilevante il funzionamento quotidiano della persona. Inoltre sono emerse e perdurano per un periodo di tempo superiore a 6 mesi.
La fobia si differenzia dall’ansia in quanto quest’ultima riguarda uno stato di eccitazione dovuto ad un timore circa qualcosa di molto più sfumato, vago oppure ignoto. Inoltre, le fobie vanno distinte da pensieri ossessivi riguardo ad un oggetto, da sintomi di evitamento legati a ricordi traumatici o al cibo.
Quali sono i tipi di fobie?
Innanzitutto bisogna considerare la specificitĂ della fobia, infatti quando questa pertiene piĂą aspetti legati generalmente a luoghi aperti o chiusi, allo stare tra la folla o da soli fuori casa e utilizzare i trasporti pubblici si parla di Agorafobia.
Inoltre, quando l’individuo vive sentimenti di paura o ansia marcati in occasione di una o più situazioni sociali nei quali si può parlare di Fobia Sociale (o Disturbo d’Ansia Sociale). Questi vissuti fortemente limitanti si verificano in caso di interazioni sociali, oppure alla possibilità di essere osservati o di eseguire una prestazione o un compito. La persone è consapevole di queste paure, le quali si amplificano in quanto c’è il timore di manifestare i sintomi d’ansia e di essere valutato negativamente.
Addirittura dal Giappone proviene una sottocategoria di fobia sociale nella quale è inclusa la paura di offendere o fare del male all’altro, il nome della sindrome è Taijin Kyofusho occidentalizzata con il termine “antropofobia”.
Anche in questo caso occorre ben distinguere se queste paure riguardano pensieri intrusivi o sentimenti veri e propri, un buon punto di partenza è comprendere il sentimento della vergogna. Se questa è presente e comporta sintomi vegetativi (es. rossore) è possibile riferirsi alla fobia sociale; di fronte a pensieri intrusivi invece vi è la tendenza inconsapevole a evitare il sentimento della vergogna mediante le compulsioni.
Parliamo delle fobie specifiche
A questo punto quindi abbiamo compreso che la fobia è relativa a qualcosa di specifico per cui se una persona ha solo la paura di prendere l’aereo, ma va tranquillamente in ascensore, guida, sta tra la folla e così via, non si può parlare di agorafobia ma di “fobia specifica di volare” (Aviofobia o Aerofobia). Altra cosa che è importante da considerare che non vi sono particolari pensieri che riguardano l’oggetto della fobia. Il soggetto può essere totalmente consapevole della sua innocuità e del basso livello di rischio (l’esempio dell’aero), ma di fronte alla situazione vissuta o immaginata vivrà la forte intensità della paura associata.
L’intensità della reazione può anche riguardare anche parti differenti del sistema nervoso, infatti per quanto riguarda la paura di animali si attiva il sistema nervoso simpatico che presiede alle risposte di attacco e fuga. Mentre per quanto riguarda le paure relative al sangue o le iniezioni si attiva di più la risposta vasovagale che può provocare un brusco sbalzo di pressione fino allo svenimento.
Vi sono differenti oggetti della fobia specifica che riguardano:
- animali (zoofobie);
- ambienti naturali;
- sangue, iniezioni, ferite o cure mediche
- situazioni particolari (volare, guidare, ecc.)
- altri oggetti.
Quante sono le fobie specifiche?
Tenendo conto che ogni individuo è diverso dall’altro e il consumismo porta sul mercato sempre nuovi oggetti e situazioni (animali meno visto che si estinguono purtroppo) viene da sé che è difficile quantificare quante possono essere le fobie specifiche. Tuttavia, c’è che ci ha provato e in questo sito ne ha raccolte circa 500. Ad ogni modo proviamo a elencare quelle più comuni:
- Aracnofobia: paura dei ragni
- Ofidiofobia: paura dei serpenti
- Acrofobia: paura delle altezze
- Acluofobia: paura del buio
- Claustrofobia: paura degli spazi chiusi o ristretti.
- Aerofobia: paura di volare
- Belonefobia: paura nei confronti di aghi, siringhe e oggetti appuntiti
- Ceraunofobia: paura dei temporali
- Talassofobia: paura di immergersi in acqua
- Glossofobia: paura di parlare in pubblico
A queste si aggiungono fobie meno comuni o addirittura veramente insolite come la Dextrophobia ovvero la paura degli oggetti posti a destra del corpo per non parlare della Hexakosioihexekontahexaphobia che significa “Paura del numero 666”.
Al di lĂ del fatto se siano o meno comuni, è stato stimato (qui troverai il link all’articolo) che almeno il 7,4 % della popolazione mondiale ha o ha avuto nella sua vita una fobia specifica, mentre nel corso della ricerca la prevalenza è stata del 5,5 %. Questi dati variano da paese e paese e la prevalenza risulta piĂą alta nei paesi maggiormente sviluppati.  Quindi, mentre state leggendo probabilmente nella provincia di Perugia potrebbero esserci circa 30 mila persone con una o piĂą fobie e che potrebbero avere bisogno di uno psicologo. Inoltre, è stato notato che in media l’etĂ di insorgenza della fobia è piuttosto precoce, circa 8 anni, e che spesso l’aver una o piĂą fobie croniche è un fattore di rischio per altri disturbi mentali.
La fobia: un’amplificazione
Il termine “fobia” deriva dal greco antico, in particolare dalla parola “phĂłbos” (φόβος), che significa “paura” o “terrore“. Nel mito Phobos (Pavor per i romani da cui “pavido”) è uno dei figli di Ares e Afrodite e ha come fratello Deinos. Quest’ultimo è il terrore che si sprigiona di fronte alla consapevolezza del pericolo, d’altro canto Phobos personifica la paura inconsapevole e istintuale, come pattern comportamentale di fuga. Le storie narrano che i due fratelli guidassero il carro di Ares accompagnandolo negli scontri, ma essi avevano anche una sorella dal nome Armonia, “colei che riunisce”.
Se traduciamo queste connessioni mitiche in termini più comuni e terapeutici possiamo notare come le fobie sono al servizio di una forza archetipica, potremmo dire istintuale, che difficilmente può essere contenuta, ma che probabilmente non trova soddisfazione. Non dimentichiamo che Ares è un dio aggressivo che mira a prendere ciò che desidera senza tante spiegazioni e si esprime mediante il corpo, tanto che è un famoso danzatore.
Inoltre, abbiamo visto che la prevalenza delle fobie specifiche è maggiore nel mondo industrializzato in cui lo stato di natura non rappresenta più una minaccia, la paura istintuale di un predatore, di una forza della natura incontrollabile (Phobos appunto) non ha quasi ragion d’essere, è rimossa nella nostra cultura. Tuttavia, questo istinto, come pattern of behavior, permane in quanto l’evoluzione della specie è più lenta di quella culturale. Così torniamo a Jung che ci ricorda come gli dèi (ovvero le personificazioni dei nostri istinti) si siano concretizzati nel mondo moderno come vere e proprie malattie.
Pertanto, di fronte ad una fobia la domanda terapeutica da porsi riguarda cosa è rimasto inespresso in noi e del quale abbiamo tanta paura tanto da fuggire e rifugiarsi in un sintomo fobico?
Di solito qualche indizio ce lo può fornire il saper immaginare simbolicamente l’oggetto della nostra fobia così da sciogliere quell’affettività di cui è innervato. La ricerca della risposta a questa domanda può essere un modo per armonizzare le nostre parti sofferenti e riscoprire un maggior benessere mentale.
Questo è un esempio che ci porta a prendersi cura di un sintomo, ma vi sono altri approcci per curare la fobia come l’esposizione graduale all’oggetto della paura, l’esposizione immaginativa fino all’utilizzo della realtĂ virtuale. L’importante, soprattutto all’inizio, è accettare il proprio processo di individuazione per poi sentirsi sicuri e accolti dal proprio terapeuta.
In sintesi
Come abbiamo visto, le fobie sono molto comuni a partire dall’età infantile per cui a volte divengono una caratteristica della nostra persona alla quale non facciamo più caso, ma continuano a permanere sottotraccia. Oppure ci impediscono di vivere una vita serena fino a recarci sofferenza e ostacolare i nostri compiti quotidiani.
Se ti trovi in questa situazione, sei limitrofo a Perugia e pensi di aver bisogno di uno psicologo che si occupi delle fobie puoi contattarmi attraverso i link appositi.
Fobie: FAQ
Vi sono differenti modelli, quello psicodinamico sostiene che le fobie sono il risultato di un’emozione inconscia che attraverso il meccanismo di difesa dello spostamento si sposta dall’oggetto inaccettabile alla coscienza verso un altro. Spesso questo può avvenire anche grazie ad un evento traumatico. La prospettiva cognitivo-comportamentale d’altra parte fa leva sulle associazioni di idee e cognizioni riferite ad una situazione. Probabilmente la verità sta nel mezzo. D’altra parte il punto di vista della psicologia archetipica, anziché focalizzarsi sulle cause, prende atto della situazione e cerca di aiutare la persona a immaginare simbolicamente il proprio sintomo per riequilibrare la “catena associativa” di cognizioni che provocano l’intensa emozione di paura.
Fondamentalmente vi sono differenti livelli di intensitĂ e di impatto sulla vita quotidiana. La paura di solito è una risposta normale e relazionata ad una situazione valutata come pericolosa. Una fobia, d’altra parte, è caratterizzata da una paura eccessiva e sproporzionata che può causare disagi significativi nelle attivitĂ quotidiane, nelle relazioni, nel lavoro generando un malessere generale.
Sì, per quanto riguarda la valutazione dell’ansia e dei sintomi di evitamento nelle fobie specifiche è molto utilizzata Marks-Sheehan Phobia Scale (MSPS). Più numerose sono le scale che indagano la fobia sociale come la Social Phobia Scale (SPS) che si focalizza sulle reazioni nel momento in cui si compiono azioni di fronte ad altri; oppure vi è Social Interaction Anxiety Scale (SIAS) che pone l’attenzione sul vissuto durante l’interazione con altre persone. Ad ogni modo occorre tenere presente che se si è intenzionati ad avere una valutazione della propria problematica è bene rivolgersi ad un professionista della salute mentale.
Certo che sì, è possibile superare le fobie. La psicoterapia si rivela efficace nella cura delle fobie, sia che essa adotti tecniche cognitivo-comportamentali, di desensibilizzazione, di esposizione (immaginativa o tramite la realtà virtuale), EMDR o attraverso un approccio psicodinamico.
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